Doveri o Responsabilità?

Chi mi conosce bene lo sa, ho sempre digerito male la parola DOVERE, la lego all’immagine della signorina Rottenmeier di Heidi mentre la guarda dall’alto, con le mani sui fianchi e le sopracciglia aggrottate, in un sguardo di rimprovero e dissenso.

Fin dall’infanzia è quindi una parola che trovo antipatica.

Ed è proprio il concetto, non la parola in sé.

Durante l’adolescenza era la ragione contro l’istinto, la prigione contro la libertà, il vecchio modo di fare contro le nuove idee e i progetti rivoluzionari della mia mente, contro i miei sogni.

Anche in età adulta non mi ha mai entusiasmato FARE LE COSE COME SI DEVE.

COME SI DEVE significa “come son sempre state fatte” , è la strada battuta, “su connottu” (il conosciuto).

Non c’è una ragione, almeno apparentemente, le cose si fanno così perché così è giusto.

I bambini DEVONO fare i bravi.

Gli studenti DEVONO studiare.

Gli adulti DEVONO trovare un buon lavoro e “tenerselo stretto”.

Le coppie DEVONO, nel giusto ordine, mettere su casa, sposarsi e avere dei figli.

Potrei continuare all’infinito con i doveri di ciascuna categoria esistente e sentirei il disagio ogni volta che il concetto di DOVERE si affaccia nella mia mente.

Certo, dietro ogni concetto in realtà c’è una ragione che, però, la parola DOVERE, tende ad inglobare e a camuffare.

Il DOVERE trasforma la motivazione in un obbligo fine a sé stesso.

L’ OBBLIGO eclissa il concetto di MOTIVAZIONE.

Io parto sempre dal perché.

C’è un perché dietro tutti questi “doveri” che va ricercato nella Motivazione.

Per quale motivo è necessario fare tutte le cose dette sopra? E soprattutto, è veramente necessario fare LE COSE COME SI DEVE?

Perché? È necessario? Mi va? Mi porta dei benefici? Ne vale la pena?

E se sì, è necessario farlo in un determinato modo o posso farlo anche a modo mio? Come mi piace, e mi da soddisfazione. In modo che sia piacevole e divertente.

Son sempre stata un brava bambina e all’inizio delle scuole elementari non vedevo l’ora di apprendere e imparare cose nuove e interessanti… alla fine degli studi non ne potevo più.

Studiare era necessario ma non più divertente. Venti anni di studio mi avevano fatto perdere l’entusiasmo per la conoscenza, perché ormai studiare era diventato un DOVERE.

Solo allontanandomi dalle istituzioni ho riscoperto il gusto di studiare, da autodidatta.

Lavorare è un esigenza che cresce con la persona, non un DOVERE.

Perché è bello essere parte attiva della società e apportare il proprio contributo, dà la possibilità di realizzare sé stessi attraverso le conoscenze e competenze acquisite.

Infine (ma molto importante), attraverso il lavoro e il suo compenso, si possono realizzare tante altre cose.

Per ciò che riguarda il mio punto di vista sulla vita di coppia e le cose fatte COME SI DEVE… se l’amore si vive come un dovere, probabilmente, c’è un problema di fondo.

Certo che ogni cosa richiede impegno, costanza, perseveranza e, sopratutto, RESPONSABILITÀ.

Ecco, la parola RESPONSABILITÀ mi piace molto di più e ho iniziato a sostituirla alla parola DOVERE.

Ho tante RESPONSABILITÀ come madre, come figlia, come professionista, come compagna ma non le vivo come doveri, sono frutto delle scelte di vita che ho fatto e, ogni giorno, SCELGO di mettere il mio impegno per viverle nel miglior modo possibile.

Difficilmente, faccio cose che non mi piacciono, non sento obblighi, mi capita di fare scelte impegnative e sfidanti ma solo se, per me, ne vale la pena.

La parola DOVERE, non mi rappresenta, la sostituisco con la parola RESPONSABILITÀ, frutto delle strade che ho scelto di percorrere per godermi questo bel viaggio che è la vita.

Nadia

01/12/2020