Il pomeriggio era buio, nonostante fossero appena le 17.45. A fine Novembre le giornate erano già molto corte e sarebbero andate accorciandosi almeno per un altro mesetto.
Stefano si era perso nel piano meno illuminato della biblioteca comunale.
Le luci erano sempre più basse e lui, invece di tornare indietro, continuava a proseguire proprio come in quei film horror, quelli in cui gridi al protagonista di tornare indietro mentre lui continua ad avanzare… la situazione iniziava ad essere inquietante.
Sentiva una vocina dentro di sé che gli intimava di fare dietrofront ma la sua curiosità lo spingeva verso la parte più buia del piano… chi glielo avesse fatto fare a seguire le frecce con la scritta “Ricerche sulla Conoscenza” se lo stava ancora chiedendo.
Era entrato in biblioteca dopo anni. Ormai online si trovava tutto, tutto tranne quel manuale che gli aveva richiesto il docente.
– Vada pure alla biblioteca comunale, so che lì dispongono almeno di tre copie – gli aveva detto continuando – Ci andavo spesso negli anni 70, ci trovavo di tutto, ho passato serate molto interessanti.-
Quell’uomo era il suo docente preferito, una persona di grande cultura e altrettanta umiltà, capace di incantare, affascinare e, contemporaneamente, osservare ed ascoltare. Un uomo creativo che aveva scelto di dedicare la sua vita ad insegnare, ai futuri maestri ed educatori, come coltivare le menti e le anime degli studenti fin dall’infanzia.
-Noi siamo come dei contadini e i bambini come un terreno incolto, ricco di potenzialità. Abbiamo il compito di preparare, arare, seminare, curare ed innaffiare. Solo se il contadino si dedica alla terra con amore e passione raccoglie frutti in abbondanza. Chi si occupa di bambini sa che sono l’unica risorsa al mondo che ci permetterà di salvarlo. La loro conoscenza, la capacità di usare l’intelligenza che possiedono, è responsabilità di noi insegnanti e di voi che vi preparate a diventarlo in quanto educatori ed adulti preparati.-
Queste erano state le sue parole il primo giorno del corso e lui, Stefano, giovane studente appena immatricolato, sentiva di aver trovato il suo Pigmalione, l’adulto con cui aveva sempre sperato di confrontarsi e che sarebbe voluto diventare… deluderlo non faceva parte dei suoi piani.
“Ed eccomi qui, perso in biblioteca alla ricerca della conoscenza!” ironizzava tra sé.
“Ah ecco un addetto… poveretto, sembra molto vecchio… dovrebbe essere già in pensione e lasciare il posto alle nuove generazioni… ” pensava, andando verso l’anziano così avanti con l’età e ricurvo sul proprio lavoro.
-Mi scusi, mi son perso, potrebbe gentilmente indicarmi l’uscita?-
L’anziano alzò lo sguardo… e lo scrutò, in silenzio, dalla testa ai piedi, con gli occhietti piccoli e azzurrissimi, socchiusi come chi si sforza di mettere a fuoco… “forse non sente bene” pensò Stefano:
-MI SON PERSO!!!! POTREBE INDICARMI LA STRADA VERSO L’USCITA?!?!?!- disse sollevando la voce.
-Ti sento, ti sento, non sono sordo anche se lo pensano in tanti…- rispose l’anziano, curvandosi di nuovo sul suo lavoro e continuando a spolverare il libro che teneva tra le mani.
-Non urlare che sei in una biblioteca mica al mercato del pesce, disturbi gli altri-
-Quali altri? Che in questo piano non c’è nessuno… e sfido chiunque a leggere con questo buio- L’anziano gli rivolse uno sguardo di scatto – Sarai mica un ladro?- lo scrutò ben bene, Stefano fece un salto indietro spaventato.
-Non saresti certo il primo a cercare di rubare il sapere ai piani alti-
“Ma dimmi tu se toccava proprio a me il vecchio rimbambito”. Iniziava ad essere infastidito da questo vecchietto e si rivolse ancora a lui con tono spazientito:
-Senta, io non sono certo un ladro, mi son perso seguendo delle indicazioni che ad un certo punto sono sparite e sono andato un po’ a naso ritrovandomi qui… cos’è un archivio? un magazzino? Sembrano tutti libri molto antichi… sono tantissimi e lei, qui da solo, alla sua età, avrebbe bisogno di un aiuto-
L’anziano invece ora sorrideva, sotto i lunghi baffi e la barba mentre lo osservava sempre più intensamente.
Stefano sentiva il suo sguardo penetrante che lo scrutava, quel vecchietto era quasi ipnotico, sicuramente inquietante, voleva tornare indietro.
-Comunque, come le ho detto, mi son perso e se potesse indicarmi l’uscita mi farebbe un piacere, qua inizio ad essere claustrofobico. –
-Cosa cercavi che ti ha portato fin quassù?- chiese l’anziano distogliendo lo sguardo e tornando al suo lavoro.
-Un manuale di Educazione per l’infanzia-
-Iiihhhhiiii!!! Quelli li trovi al primo piano non certo all’ultimo!-
Cavoli, non pensava di essere salito all’ultimo piano, si doveva essere distratto in ascensore premendo il pulsante mentre guardava la tipa dall’aspetto angelico che stava uscendo mentre lui entrava.
-Ah ok grazie devo aver sbagliato piano. Dove lo trovo l’ascensore per scendere al primo?-
-Eh eh… ho sentito un rumore… credo si sia appena rotto… devi prendere le scale-
-E te pareva… sono lontane?-
-No no, dritte davanti a te.-
Guardò avanti, si vedeva solo un corridoio buio e nient’altro…
-Sarebbe possibile, dico così per dire, magari accendere qualche luce? – fece Stefano con tono ironico, e continuò – Non si vede proprio niente, rischio di troncarmi l’osso del collo facendo le scale al buio –
L’anziano lo guardò sorridendo..
-Lì si è rotta la lampadina, ci deve essere un accumulo di energia che crea sbalzi di tensione… tutte le lampadine che metto si fulminano subito…- sembrava che lo stesse beffando, – ma tu – prosegui l’anziano cambiando discorso – che frecce hai seguito?-
Ecco, ora si vergognava veramente, davanti a questa domanda si sentì quasi un’idiota, si vergognava a dire che la sua curiosità lo aveva spinto a seguire le frecce che indicavano “Ricerche sulla Conoscenza”…
-Seguivi “Ricerche sulla Conoscenza” vero?- lo guardò socchiudendo un occhietto e sorridendo, con il volto soddisfatto di chi sapeva già la risposta.
-Non devi vergognarti! Anzi, devi essere orgoglioso di te! Sei uno dei pochi che si perdono alla ricerca della conoscenza per pura curiosità!-
“Questo è proprio fuori come un balcone… sta vedere che è un barbone che vive di espedienti e si nasconde nei magazzini per la notte… magari è pure uno psicopatico… devo andare via…”
-Quindi le scale sono proprio dritte davanti a me’?- chiese di nuovo…
-Non avrai paura? Non temere sei sulla strada giusta… cosa pensi che sia La Conoscenza se non una strada da scoprire passo passo… segui il tuo istinto, che è lo strumento più antico di conoscenza che ti è stato dato e la troverai-
“Mò questo è pure filosofo” pensò Stefano, “però sembra che mi abbia letto nel pensiero”.
-Come fa a dire che ho paura scusi eh?- gli chiese sentendosi come Cappuccetto Rosso di fronte al lupo?
-Bella domanda amico mio. Sai io sono vecchio, in questa biblioteca ho passato la maggior parte dei miei anni-
Stefano alzò gli occhi al cielo, “Ecco che parte la pappardella dei ricordi di una vita”,
L’anziano se ne accorse, tossì e continuò.
-Ho passato anni ed anni ad osservare le persone, ho imparato a sentire e riconoscere le emozioni, a leggere le espressioni e le piccole variazioni di ogni viso… uno potrebbe anche credere che so leggere nel pensiero, in realtà sono solo anni di ascolto e osservazione attenta, di empatia e di… compassione per tutte le persone e le storie che mi son passate davanti durante tutta la vita… e la mia vita è veramente lunga –
Osservò meglio quell’anziano, filosofo, un po’ hippie, forse barbone, sicuramente fuori di testa che aveva davanti.
Cominciava a piacergli, gli piaceva la sua calma e la sua sicurezza, il suo sguardo assomigliava a quello del suo docente preferito, così carico di passione e… compassione per la società.
Il vecchio continuava a parlare:
-Ho visto tante persone passare in questi piani alla ricerca di nozioni, alla ricerca di soluzioni scritte da altri. In pochi si spingono alla ricerca della vera conoscenza. Un giorno ho deciso di mettere degli indizi qua e là per chi, spinto dal puro desiderio di conoscenza, vincesse la paura e si spingesse oltre la ricerca comune. Ho messo quelle frecce e nessuno mi ha mai chiesto di toglierle. Così, ogni tanto, qualche persona appassionata come te si spinge fin quassù. Siete in pochi ma state aumentando. Con alcuni facciamo lunghe chiacchierate, a volte, gli presento anche mia moglie, che ora sta nella casetta del custode ma che lavora con me ininterrottamente. Se vuoi puoi tornare con calma mi troverai qui…. ecco è ripartito-
Gli indicava l’ascensore, Stefano non si era neanche accorto di essersi incamminato insieme al vecchio.
– Ti ho accompagnato per un pezzo, mi sembravi leggermente intimorito, non temere e torna pure al settimo piano quando lo desideri è un posto sicuro e interessante e il vecchio custode è sempre a tua disposizione.-
Sorridevano entrambi, Stefano sentiva che quell’incontro era speciale, allungò la mano per presentarsi:
-è stato un piacere fare la sua conoscenza, mi chiamo Stefano e lei?-
-è stato un piacere anche per me, ho tanti nomi, ognuno sceglie quello che preferisce, negli anni 70 alcuni ragazzi che passavano tanto tempo in biblioteca mi avevano soprannominato Siddharta… puoi chiamarmi così, oppure come piace a te, per me è indifferente…- “oh madonna però è proprio fuori”
-e lascia in pace mia madre – disse l’anziano sorridendo.
Stefano lo guardò di colpo, cosa intendeva? Intanto era entrato nell’ascensore e mentre le porte si chiudevano il vecchio lo guardava sorridente e lo salutava con la mano.
-Arrivederci Stefano a presto –
Mentre ritirava il libro si rivolse alla bibliotecaria:
-Mi scusi, sa dirmi come si chiama il custode che sta al settimo piano?-
Lei lo osservò un attimo sollevando il sopracciglio sinistro… poi riportò lo sguardo sul suo lavoro:
-il custode che sta all’ INGRESSO- scandì bene l’ultima parola – si chiama Gavino… e il settimo piano non esiste, son 5 piani più il pian terreno-
lui sgranò gli occhi e la bibliotecaria si accorse del suo turbamento
-Tutto ok?- gli chiese
-Si si.. anzi no.. anzi si… ok… si… grazie… a presto –
Usci dall’edificio senza capire cosa fosse successo, dove fosse finito in quel arco di spazio e tempo non riusciva proprio a spiegarselo ma, sicuramente, sarebbe tornato alla ricerca del suo amico … senza nome.
FINE
Protagonisti:
Stefano uno studente.
Un vecchio in biblioteca.
Spesso l’Universo ci manda dei messaggi attraverso persone che incontriamo per caso e alcune di queste possono sembrare alquanto improbabili.
Alcuni incontri casuali e a volte passeggeri, possono determinare importanti svolte e cambiamenti nelle nostre vite. Ovviamente non tutti gli incontri sono determinanti ma sempre, quando ci fermiamo a conversare con qualcuno è importante capire cosa possiamo imparare di buono da quella conversazione, anche la più difficile, anche la più stupida o quella che sembra la più banale.
Essere aperti e accoglienti verso il prossimo, ascoltarlo con attenzione, è il modo migliore per conoscere il mondo attraverso i differenti punti di vista.
Osservare, capire chi è e cosa ci vuole comunicare la persona che abbiamo di fronte, ascoltarne la storia e le esperienze è importante, sia per chi narra, perché magari ha bisogno di raccontarsi per comprendersi e rivivere alcune emozioni che gli sfuggono, sia per chi ascolta perché attraverso l’Ascolto Attivo, impara a Riconoscere le Emozioni, ad Osservare e riconoscere il Linguaggio del Corpo e a fare dalla Comunicazione il Primo Strumento di Conoscenza.
Tutte le persone che ci circondano hanno una verità unica da raccontare e un dono da offrire, la loro esperienza il loro punto di vista, un pezzo di mondo che altrimenti non potremo conoscere mai.
Tutte le persone entrano nelle nostre vite per trasmetterci/insegnarci qualcosa, saper Comunicare ci aiuta a comprendere un messaggio destinato proprio a noi e quindi a crescere nel mondo.
A Irene, un incontro speciale sulla tratta Sassari- Porto Torres
Nadia.
01/11/2021