Quante volte vi siete ritrovati a sgridare voi stessi come se stesse sgridando un bambino?
Quante di queste avete usato le parole che usavano i vostri genitori quando eravate piccoli?
Probabilmente molte più di quelle che ricordate.
A me è capitato spessissimo.
Tutti parliamo da soli, non neghiamolo, è più che normale, ed ho sentito dire sia segno di intelligenza, probabilmente perché ragionare con sé stessi, aiuta a dare forma al pensiero, che altrimenti rimarrebbe confuso e astratto.
Diverso è quello che ci diciamo quando siamo adirati con noi stessi, quando magari ci troviamo in difficoltà per una situazione che ci sta impegnando e affaticando, fisicamente e mentalmente.
“Sono sempre la solita distratta”
“Non combino mai niente”
“Non ci riesco!”
Sono solo alcune delle frasi che ci diciamo per “tirarci su” il morale quando le cose vanno male.
E la nostra autostima, che magari già non eccelle normalmente, finisce sotto i tacchi.
Il dialogo interiore, è un dialogo che iniziamo a costruire nella nostra mente fin dall’infanzia.
Si fonda sulle nostre esperienze emotive rispetto alle situazioni che affrontiamo crescendo e al giudizio che ci siamo dati in base al risultato ottenuto, ma anche, al giudizio che gli adulti di riferimento della nostra infanzia ci hanno trasmesso.
“Sei il solito distratto”
“Non hai mai voglia di fare niente”
“Tu non ci riesci! Lo faccio io che faccio prima”
Sono tutte quelle frasi che spesso gli adulti “sparano”, senza rendersi conto che sono veri e propri giudizi gratuiti che vanno a formare l’immagine che un bambino ha di sé.
Questo avviene, sopratutto quando sono rinforzate da avverbi assoluti come “mai” o “sempre” o aggettivi qualificativi come “il solito”, indicando una situazione stabile destinata a non cambiare.
Il dialogo interno nell’infanzia, viene rinforzato durante il gioco e, se ci si sofferma ad ascoltare un bambino mentre gioca da solo, ci si renderà conto che replica le conversazioni avute con gli adulti.
Mentre gioca DA FORMA all’immagine che ha di sé.
Crescendo rinforziamo, attraverso l’esperienza, i giudizi positivi e negativi dell’infanzia che diventano le frasi che ci diciamo senza rendercene conto, come se, “Io adulto” volesse sgridare “Io bambino” per non essere all’altezza della situazione.
Si stima che in media passiamo 14 ore al giorno a parlare con noi stessi e che circa l’80% di questo dialogo sia in negativo.
Il nostro dialogo interiore è fatto di pensieri automatici che giungono appena ne abbiamo lo stimolo, cioè quando ci troviamo in uno stato di difficoltà e frustrazione.
É costruito su pregiudizi assoluti, luoghi comuni e stereotipi che non hanno niente a che fare con la realtà, perché, ogni individuo, è unico e uguale solo a sé stesso e sopratutto, può cambiare in ogni momento, se lo desidera.
È importante sbloccare gli automatismi del pensiero che ci limitano per migliorare la percezione che abbiamo di noi stessi e la comunicazione con gli altri.
Iniziare ad ascoltare il proprio dialogo interiore è un buon passo per conoscersi meglio e capire cosa pensiamo di noi stessi e del mondo.
Ascoltarsi con consapevolezza rinforza l’autostima, le nostre relazioni e ci aiuta ad essere degli adulti migliori nei confronti dei bambini che ci ascoltano con fiducia.
Avere autostima significa darsi il giusto valore e conoscere bene le proprie qualità ed i propri limiti, così da poterli sfidare e superare.
Avere autostima è fondamentale per potersi relazionare in maniera equilibrata con tutti.
Portare una buona immagine di noi stessi ci mette in condizione di apertura verso il prossimo, agevolando relazioni e comunicazione.
La fiducia in noi stessi e nella vita dipende dalle parole che scegliamo di usare per rappresentare la nostra realtà, proprio come un pittore che sceglie i colori del quadro che vuole dipingere.
Ascoltiamoci più spesso con attenzione e scegliamo con cura le parole che ci danno forma nel mondo.
Nadia.
01/05/2021