“Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa più meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo una caduta.
Che uno dice: è finita!
No, non mai finita per una donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.”
(J.Folla)
In questo tempo fatto di volatilità e crisi, far fronte alle difficoltà nel migliore dei modi, risollevarsi e ripartire ad ogni colpo inferto dal caso, è diventato l’imperativo per fare impresa.
Trovare soluzioni velocemente, reinventarsi ad ogni nuova sfida, adattarsi al ritmo del cambiamento e, nel frattempo, crescere e acquisire valore, è la sfida di ogni azienda sul mercato.
Resilienza e problem solving sono le caratteristiche più ricercate che arricchiscono l’azienda e la rendono competitiva.
La resilienza è la capacità di risollevarsi e ripartire in seguito ad un urto, un danno o una crisi molto forte che rischia di distruggere tutto.
Il problem solving è la capacità di trovare soluzioni adatte in maniera pronta e tempestiva.
Ma si può andare oltre la resilienza?
Risollevarsi ad ogni caduta e trovare una strada migliore da percorrere per non fermarsi e mollare la presa?
Si può resistere alle crisi e uscirne, non solo integri, ma addirittura più forti?
Ebbene si!
Ed è proprio questa quella capacità che Nassim NicholasTaleb ha definito, coniando il termine, “Antifragilità”.
L’antifragilità va oltre la resilienza, ed è quell’abilità ad affrontare un evento drammatico, inatteso e uscirne migliori e rinforzati.
Nel suo testo “L’Antifragile. Prosperare nel disordine”, Taleb, spiega come nasce il concetto di Antifragilità, caratteristica che esisteva già in natura ma a cui, ancora, non era stato dato un nome.
L’autore si chiedeva infatti quale fosse il contrario di “fragile” cioè la peculiarità di un oggetto che, se sottoposto ad un piccolo urto, può andare in frantumi.
Di solito si pensa che il contrario di “fragile” sia “robusto” ma questo termine indica resistenza all’urto, alla fine, comunque, il rischio è sempre quello di finire in mille pezzi.
L’opposto di fragilità invece, dovrebbe essere subire un urto e rinforzarsi come conseguenza.
Taleb ha allora coniato il termine che secondo lui meglio di tutti, anche linguisticamente, rispecchia l’opposto di fragile, inserendo davanti alla parola il prefisso “anti-”, cioè proprio l’opposto.
Da qui il concetto di Antifragilità.
Nel suo trattato ne spiega l’applicazione nei vari settori della vita umana, dall’economia alla politica, alle scienze sociali. Taleb, definisce inoltre le differenze con i concetti di robustezza e resilienza, che si avvicinano ma non lo delineano appieno, come se fossero diversi gradi di una scala di intensità che va appunto da un estremità “fragile” al suo opposto, appunto, “antifragile”.
Perché considerare questa una caratteristica determinante dell’imprenditoria femminile?
Quello femminile, è da sempre considerato il “sesso debole” e la donna di per sé è sempre stata considerata “delicata”, “da proteggere” e soprattutto “fragile” e, per questo, poco incline a sopravvivere nella giungla selvaggia degli affari.
Quasi limitata dalle caratteristiche di umanità, sensibilità e accoglienza, come se queste fossero degli ostacoli nel mondo dell’impresa.
Ma negli anni, alle donne, è stato richiesto di essere sempre più forti, di irrobustirsi a causa delle varie necessità, storiche e sociali, che più volte le hanno portate a prendere il timone e diventare il capofamiglia in assenza dei mariti, (si pensi alle varie regine europee che fin dal medioevo dovettero regnare al posto dei consorti, impegnati o deceduti nelle guerre, quando i figli primogeniti erano ancora in fasce).
Per secoli le donne hanno dovuto sviluppare problem solving, trovare strade alternative e stringere relazioni forti per la sopravvivenza della famiglia e degli interessi familiari.
Per anni hanno dovuto far fronte alle crisi e ai duri colpi inflitti dalle circostanze, storiche e sociali, spesso ritrovandosi a trainare, da sole, quell’organizzazione che doveva sopravvivere, crescere e prosperare, nonostante l’assenza del capofamiglia, a volte temporanea e altre definitiva.
E così che, di volta in volta, di guerra in guerra, di regno in regno e di alleanza in alleanza, la società femminile ha dovuto inventarsi e reinventarsi per la sopravvivenza e la crescita della vita intorno a se, sviluppando quelle caratteristiche che oggi sono indispensabili nel mercato e dimostrando, sempre di più, l’attitudine alla leadership, necessaria a chi deve gestire e condurre un’attività verso la crescita e la prosperità.
Tutto questo mantenendo un profilo basso, al servizio della famiglia, considerato il fatto che fino a meno di un secolo fa la donna non godeva dei pieni diritti civili e legali e, ancora oggi, ha necessità di lottare per vedere riconosciuti i propri diritti e opportunità.
Ancora oggi, una donna che fa impresa, fa fronte ad un carico di responsabilità molto più gravoso, perché appesantito dai pregiudizi e della disparità di genere che caratterizzano il mondo del lavoro e la società stessa.
É davanti a queste difficoltà, che una donna che crede nelle proprie idee, trova sempre una strada nuova e si reinventa ad ogni sconfitta e ad ogni sconfitta si rialza, sempre più forte e determinata.
Tra le ultime sfide dell’imprenditoria femminile, nel biennio 2020/2021, c’è sta la Pandemia da Covid, che ha visto un crollo pesante (in Italia -42% di crescita rispetto agli anni precedenti) dell’imprenditoria femminile, dovuta alle difficoltà sociali in cui ci siamo ritrovati a livello mondiale, e al gap di genere che ha costretto svariate donne a rinunciare alla propria professionalità per far fronte alle necessità familiari. ( dall’articolo online de Il Sole 24ore; “Donne e imprenditoria in Italia, i perché di una bassa propensione al rischio”)
Nonostante questo evento, improvviso e devastante (definito da Taleb un “Cigno Nero”), le imprenditrici italiane hanno dimostrato un forte desiderio di rinascita e riscatto, con una ripresa del 40% e la nascita di circa 2000 nuove imprese nel 2022. (dai dati dell’Osservatorio Woman in Business).
Probabilmente, la capacità delle donne risiede in quella forza generatrice che più di ogni altra le spinge a non mollare mai, come un richiamo alla vita a qualunque costo.
È con questa che affrontano le sfide al momento in cui credono veramente in qualcosa, che sia un sogno, una relazione o qualsiasi altra forma d’impresa decidano di affrontare.
Probabilmente, la resilienza, è stata allenata così tanto da andare oltre, arrivando a trasformare ogni ostacolo in una sfida e quindi in un’opportunità di crescita.
Come un gridare al mondo: “Sono viva, ci sono anche io, sono nuova e più agguerrita di prima”.
Oggi alle imprese vengono richieste proprio le caratteristiche che le donne hanno sviluppato negli anni: adattabilità al cambiamento e capacità di trovare soluzioni pratiche e veloci, per far fronte alle sfide che emergono in continuazione, ma, soprattutto, la capacità di sopravvivere ai Cigni Neri e uscirne più forti e determinate.
Per questo, l’impresa al femminile, è oggi sempre più adatta ad affrontare le nuove sfide del mercato, a crescere e consolidarsi, apportandone grande valore e sicuramente arricchendolo con nuove prospettive.
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