Una piccola raccolta di racconti pubblicati tra Natale e l’Epifania

Strenna di Santa Lucia
“Una piccola luce nel buio”
La giornata era stata pesante, i problemi sul lavoro con la collega, la riunione con le maestre in cui si era sentita inadeguata e incapace. Forse lei non era predisposta a quei confronto ma non aveva certo colto un atteggiamento di supporto, né di aiuto ma solo toni inquisitori. Arrivata a casa, la posta le aveva vomitato le bollette della luce e del gas, quasi a dispetto e lo sguardo di sua madre che aveva espresso un giudizio decisamente critico sui suoi vestiti, era stata la ciliegina sulla torta.
– La bambina ha già cenato… vai a fare una spesa decente che il tuo frigo sta piangendo… questa bambina ha bisogno di mangiare cose sane… io vado che tuo padre mi aspetta giù in macchina, ci vediamo domani-
-Grazie mamma… si mamma… a domani… – e poi, finalmente, rivolta alla sua bambina: – Ciao amore mio!!!-
-Ciao mammina!!!!- abbraccio veloce con stritolamento e poi subito di nuovo a saltare sul letto, mimando una chitarra elettrica e cantando “We Will Rock You” nel suo inglese bambinesco. La sua piccola peperina non aveva intenzione di andare a letto e anche lei avrebbe voluto tenerla un po’ con se e magari coccolarla, ma era tardi e lei era distrutta. – Dai Luciana è ora di andare a nanna-
-Ma io non ho sonno!-
-Ma vedrai che arriva appena vai a letto- ci sperava…
-Mamma quando torna papà?- ogni notte la stessa domanda
-Venerdì, come ogni settimana e oggi è martedì… però se vai a letto presto, venerdì arriva prima-
-Allora volo!- Saltò giù dal letto e corse verso il bagno. Solito rituale: pipì, ninnananna, storiella, qualche piccola coccola…3, 2, 1… Luciana era finalmente addormentata profondamente.
Durante il giorno la piccola trottola non si fermava mai ma, per fortuna, a fine serata, bastava mettere la testa sul cuscino per continuare le attività nel mondo dei sogni…
La guardò con dolcezza e un velo di malinconia, chiedendosi se i capricci e quell’incontenibile attività, sia in casa che fuori, non fossero altro che una richiesta di attenzioni dovute alla distanza col padre e alle sue troppe ore fuori casa per lavoro…
Sarebbe potuta stare di più a casa ma anche il suo lavoro era importante, era il modo per esprimere sé stessa al di là dei suoi ruoli di madre e di moglie… per quanto faticoso, e a volte molto impegnativo nei tempi, non voleva rinunciare a sé stessa… però era sola e stanca e, troppo spesso, sempre più triste, ma questo non poteva dirlo a Diego che soffriva già di suo per quella lontananza forzata.
Ritornò in sé, lascio la stanza e si buttò sul divano, quella giornata era stata veramente faticosa e stare a rimuginare sulle cose, con quell’umore, non la faceva certo stare bene, decisamente meglio lobotomizzarsi un po’ davanti alla tv e non pensare… copertina, zapping…
-Dai, “Piccole Donne” un cult di Natale per tirare su l’umore…- pensò ironicamente- ma sì, torniamo bambine…- e per quanto provasse a non pensare, si rivide ragazzina a guardare la tv, la sera, dopo cena, nel salotto di casa, con la copertina sopra le gambe e i piedi infilati sotto le cosce della mamma e la sua nonnina, che sonnecchiava sul divano accanto.
Quelli si che erano anni spensierati, quando ancora non apparteneva al mondo degli adulti, fatto di preoccupazioni e responsabilità… quando il tempo andava piano e le persone sembravano eterne.
Niente, il flusso dei pensieri andava da sé e sentì scendere qualche lacrima… cercò di concentrarsi sul film ma la pesantezza di quella giornata le piombò addosso, chiuse gli occhi, solo due minuti e si appisolò un po’. Sognò la sua bella nonnina che le diceva: “oggi è Santa Lucia, esprimi un desiderio”; “non voglio stare sola” le rispose, la nonna l’abbracciò e finalmente si sentiva al sicuro e protetta, ma mentre si godeva quell’abbraccio, sentì una vibrazione sempre più forte che la sradicò dalle braccia della nonna e la riportò sul suo divano…Diego…
-Ciao Amore non dirmi che ti ho svegliata? Dormivi già?-
-No… sì… nì… stavo facendo un bel sogno…tutto bene? Mi sembri un po’ agitato?-
-Si amore, scusa ma ti devo dare una notizia bomba: da domani torno a casa!!! finalmente!!!! traferito!-
Non ci poteva credere… dopo 5 anni la notizia che stavano aspettando…
-Quando arrivi?-
-Domani 13 dicembre-… sorrise, piangendo finalmente di gioia e pensando alla nonna e ai doni di Santa Lucia.
Fine
Strenna di Natale
Mancavano poche ore per riprendere servizio dopo un lungo periodo di fermo obbligato. Non era certo la prima volta, nonostante ciò, sentiva dentro la stessa emozione del primo giorno di lavoro.
Si chiedeva se sarebbe riuscito a portare a termine il lavoro nel tempo stabilito, se i collaboratori avessero avuto intoppi e se avessero usato, per ogni compito, la cura dovuta, se il mezzo fosse stato revisionato con attenzione, pulito e preparato per il lungo viaggio.
Negli anni avevano superato tante prove e ormai erano una bella squadra rodata e efficiente. Sorrise, ripensando alle varie tappe del loro percorso e ai cambiamenti a cui il tempo li aveva sottoposti, a partire dalla divisa che lo aveva sempre identificato e, proprio come per tutti i supereroi, lo trasformava nell’unico, vero e solo: Babbo Natale.
Perfino il suo nome era variato nel tempo e non solo per via delle traduzioni fatte in tutte le lingue del mondo ma perché le culture si erano mischiate. Le mode si erano plasmate sulle tradizioni e ci si era dovuti adattare per stare al passo.
Quella era la sua strada ormai da tanti anni… non si ricordava neanche più com’era la vita prima di essere Babbo Natale, aveva giusto qualche ricordo sfocato della sua infanzia felice, che custodiva dentro il cuore, come un gioiello da proteggere.
Poi più niente, solo un grande vuoto, seguito da un lungo viaggio tra i boschi, sempre più a nord, alla ricerca di qualcosa che lo facesse di vivere serenamente. E poi si stabilì in quella piccola baita in montagna, con gli animali che lo seguirono costruì la sua famiglia a partire dal fido Rudolph. Piano piano imparò ad intagliare il legno, un po’ come passatempo, un po’ per dar forma alle sue emozioni, legate a quell’unico ricordo… la sua infanzia. Fu così che iniziò a costruire giocattoli e ad affidarli alle renne che le portavano in città e tornavano sempre con i cesti vuoti.
Finché un giorno, dopo tanti anni riportarono quella lettera…
“Grazie, chiunque tu sia i tuoi doni non mi deludono mai ma soprattutto perché, in quest’anno triste, hai regalato un sorriso al mio bambino e a me. Ti voglio bene”
Era una letterina anonima di un bambino cresciuto a cui, senza saperlo, per anni, aveva donato la speranza. Decise di mettere su una vera e propria fabbrica per donare un sorriso ai bambini di tutto il mondo. Durante l’anno costruiva i suoi giocattoli e quando il sole era piccolo nel cielo e le notti più lunghe, usciva a distribuire i doni con le sue renne, per poter osservare il sorriso di quei bambini…
Si sparse la voce che, nelle notti di solstizio, un vecchio con la barba bianca, portasse doni a tutti i bambini.
I folletti dei boschi, desiderosi di partecipare a questo evento si presentarono alla sua porta, per aiutarlo a costruire e distribuire doni, non solo giochi dunque ma anche speranza e sogni per tutti.
Quel lavoro gli aveva ridato il gusto alla vita, uno scopo, un desiderio.
Non era solo donare ma anche ricevere, amore, stima, affetto, gratitudine.
Ormai avrebbe potuto anche smettere, c’era un macchina commerciale che lo avrebbe fatto campare anche solo con i diritti… la fama e l’amore dei suoi “fans” erano così solidi che, se anche avesse smesso domani di distribuire doni, ci sarebbe stato un grosso seguito che non si sarebbe mai arreso e avrebbe continuato a credere in lui per sempre.
Tra i suoi “follower” il gruppo degli Irriducibili, quelli che avevano superato abbondantemente i 18 ma che, in fondo, nel loro cuore rimanevano dei piccoli sognatori…
Sapeva di avere una grossa concorrenza, a partire dai genitori che, inconsapevolmente, lo umiliavano e sminuivano la sua figura, soprattutto quando facevano di tutto per convincere i figli a credere in lui… creando situazioni ridicole e surreali… ziii smilzi e magri che si vestivano di rosso con barbe in pile e scarpe di marca… ziee grasse, con voci camuffate che assomigliavano più alla Befana che a lui… e poi… quella loro ansia di essere “un buon genitore” e “non far mancare niente ai figli” che aveva preso il posto della fantasia e non permetteva loro di credere in lui e di considerarlo un vero professionista… avevano paura di fare brutta figura e le letterine dei bambini si erano trasformate in liste della spesa da selezionare accuratamente.
Per fortuna, avendo smesso di credere nella magia, molti genitori anticipavano il suo lavoro e lui riusciva a prendersela un po’ più… comodamente…
Però il giro lo faceva sempre completo, a volte solo per lasciare un segno del suo passaggio, un’impronta, un suono, un piccolo indizio che potesse lasciare tutti col fiato sospeso e aiutasse anche i più razionali a chiedersi se in fondo in fondo ci fosse qualche verità nella leggenda.
Per lui quegli sguardi increduli erano il dono più bello, un pezzo di quel ricordo d’infanzia ormai lontano ma sempre vivo nel suo cuore e nella sua mente…
La vecchia aprì bruscamente la porta e lui sobbalzò:
-Sei ancora così!!!! anche quest’anno vuoi fare tutto all’ultimo momento?!?! Dai su inizia a preparati!!!! qualche ora e siamo in pista!!!!-
Era vecchia ma anche lei non mollava la presa… era adrenalinica nei preparativi, una volta finito avrebbe ripulito e sistemato tutto e alla fine dei festeggiamenti chiuso la baracca e sarebbe partita per le vacanze.
– Ho ancora il tempo per un bagno caldo! Mi aspetta una notte impegnativa e tu lo sai bene… siamo vecchi e il fisico non è più quello di una volta… a proposito sono state fissate le visite per fine gennaio?-
– Certo!!! Io sono puntuale con gli impegni!-
– Perfetto… sei sempre la migliore-
– Si si… guarda che la tua calza è già pronta, non perdere tempo con le lusinghe che con me non attacca…. Rudolph e gli altri stanno già cenando, tra poco saranno in pista per il riscaldamento… ti aspettiamo-
5 ORE DOPO…
– Era ora!!!! Temevo ti fossi addormentato nella vasca da bagno!!!! Dai su… che manca poco! Sali in slitta… e che sia un buon viaggio!-
– Come vedi siamo puntuali anche quest’anno e abbiamo dato il meglio di noi come da tradizione-
– Pronti al lancio!!! 3… 2… 1… Via!!!!!-
– Oh oh vai Rudolph !!! E che sia un Buon Natale per tutti voi!!!
FINE
Strenna dell’epifania
Magia di un’epifania
“6 gennaio 1992
Caro diario,
è stata la giornata più brutta della mia vita!!!!
Ho litigato con la mia amica Silvia che continuava a prendermi in giro davanti agli altri perché, secondo lei, a 11 anni, dovevo già sapere che la Befana e Babbo Natale non esistono… certo che lo sapevo!!! Diciamo che volevo la certezza che fosse così… ho voluto sperare, nel mio cuore, sino alla fine, che gli altri si sbagliassero e che quell’ombra che ricordo di aver visto da piccola, non fosse l’ombra di mamma ma quella vera e propria della Befana. Le mie amiche si credono grandi ma io le vedo molto più stupide e infantili di quello che credono!!! E mi da molto fastidio che loro facciano le toghe per farsi vedere dai maschi ma poi sono delle pupe senza cervello…
Però c’era davanti anche Davide che rideva di me… volevo nascondermi sotto una pietra, sembrava un incubo!!!!
Sono proprio stupide!!!!
Loro mi prendono in giro perché io non voglio fumare, ma se mi fa schifo mi fa schifo!!!
E poi mi prendono in giro perché metto la calzamaglia di lana sotto la gonna e non uso le calze velate con la gonna in jeans come loro… ma è gennaio e io ho freddo.
Comunque oggi Silvia mi ha fatto proprio rimanere male… non ci voglio tornare a scuola!!!
Anzi… come torno dalle vacanze, cambio banco e non le rivolgo più la parola.
Ora vado a dormire che se no quella Befana di mia madre la sentono fino al Polo Nord”
Giovanna sorrise, erano passati più di trent’anni anni da quell’Epifania e avrebbe voluto sentire ancora la voce di quella Befana di sua madre, almeno un’altra volta.
Aveva trovato il diario della sua infanzia tra i libri vecchi che stava buttando via mentre svuotavano la casa… proprio quella casa, piano piano, si svuotava di un pezzettino alla volta e, presto, avrebbe cambiato fisionomia per ospitare un’altra famiglia, una coppia giovane, la ragazza era incinta e vai, con un nuovo ciclo di vita.
Quel diario risaliva agli anni delle medie, erano stati tutti terribili ma, tra i ricordi più brutti, c’era proprio quella giornata, non solo perchè Silvia le aveva rivelato con certezza che la Befana non esistesse… ma perché l’aveva umiliata davanti al ragazzino che le piaceva di più che, dal canto suo, se la rideva di gusto… un’ mmagine indelebile nella sua memoria, nonostante fossero passati tanti anni.
Forse proprio da lì nasceva la sua insicurezza con gli uomini, non aveva mai avuto tanta fiducia in sé stessa, aveva sempre paura di non essere all’altezza della situazione, di sembrare una stupida agli occhi delle persone di sembrare infantile e goffa.
Sapeva di valere molto e anche nel lavoro era eccellente, portava avanti le sue passioni con impegno e spesso faceva mostre fotografiche degne dei migliori fotografi professionisti… allo stesso tempo, nelle relazioni, si sentiva sempre un passo indietro…”maledetta scuola media!”
Quegli anni avevano lasciato il segno, gli anni in cui non si capisce se si è bambini o adulti, l’età in cui vorresti credere nei sogni e nella magia ma sai che sei già troppo grande per dirlo a voce alta… eppure in fondo non erano così malvagi, osservati con uno sguardo lontano nel tempo.
“Ad ogni età i suoi problemi da risolvere” pensò
Guardava quelle due calze colorate sul tavolo che aspettavano di essere riempite di dolci e regali… per fortuna le sue bambine erano ancora piccole e avevano a disposizione qualche anno di “magia garantita”… e poi sapeva che, se avessero voluto, avrebbero continuato a credere per sempre nella Befana e nella magia del Natale… proprio come faceva lei, che li custodiva in un angolo privato del suo cuore.
finì di scrivere il bigliettino:
“… con amore la vostra vecchia Befana”
FINE
La magia dell’infanzia è un dono che viene fatto ai bambini da altri bambini che son diventati adulti, ma che continuano a credere al valore dei sogni.
Nadia