Perché è così difficile essere madre e imprenditrice oggi?
Mi viene da dire che essere madre, di per se, è già un’impresa, e che le imprese dovrebbero guardare alla gestione della famiglia per capire meglio come raggiungere i propri obiettivi e nel frattempo accompagnare, sostenere e motivare le proprie persone nella crescita e nell’autonomia.
Mi viene da dire che se le famiglie si ispirassero ad alcuni modelli aziendali vincenti, molte madri avrebbero più tempo da dedicare a se stesse e ai propri interessi.
Un imprenditore, così come una madre, è sempre in uno stato di ENGAGMENT, ossia, in una condizione di coinvolgimento costante, completa dedizione, assorbimento e concentrazione sulla propria attività. Quando ci si trova in questa condizione, i doveri e le passioni coincidono ed è come se non si lavorasse mai, perché si è completamente coinvolti dalla propria passione, come quando si è innamorati, come una madre con i propri figli.
Non smetti di essere mamma durante l’orario di lavoro, così come non smetti di essere imprenditrice quando non sei impegnata nella tua attività.
Avere una famiglia da gestire ti assorbe 24 ore e spesso non bastano neanche quando in famiglia c’è collaborazione, anche se tra le mura domestiche vige la parità di genere e nessuno ti relega al tuo ruolo di donna, anche se sei brava a delegare, la mente sarà sempre impegnata in progetti di crescita, sviluppo e organizzazione dell’attività.
Mi piace immaginare una casalinga moderna come un’imprenditrice senza scopo di lucro.
Deve avere un’ottima gestione del tempo e organizzazione delle risorse, deve far quadrare i conti e allo stesso tempo pensare alle necessità della famiglia. Deve rendere la casa accogliente (magari cercando collaborazione). Ha la responsabilità delle persone, le cura, le ascolta, le consola, le motiva e le sprona a crescere e migliorare ogni giorno.
In tutto questo è importante non perdere se stessi, trovare del tempo da dedicare ai propri interessi e ricaricarsi fisicamente ed emotivamente per affrontare la sfida quotidiana di gestire una famiglia nel migliore dei modi.
Una vera impresa.
Mettiamo invece che, per necessità o per scelta, una donna lavori, con un part-time, riuscirà a gestire entrambe le cose e magari anche trovare del tempo per se stessa, ma con un full time dovrà rinunciare a qualche attività.
Cosa farà quindi? Di solito quando una donna torna dal lavoro, tutto quello che non ha fatto è da fare oppure, se ha una buona capacità di delega e una famiglia collaborativa, non deve fare altro che organizzare, verificare e curare le relazioni personali e… insomma trovare del tempo per se stessa.
Una lavoratrice autonoma non lavora part-time, né full time, una lavoratrice autonoma lavora in continuazione perché è sempre in uno stato di engagment. Quando riesce a delegare e distribuire compiti e responsabilità, è impegnata a sviluppare, progettare e organizzare la crescita dell’attività.
Se sei una madre che lavora autonomamente devi dividerti tra due passioni che ti inglobano 24 ore al giorno e che devi gestire in maniera equilibrata, affinché possano convivere dentro di te senza creare conflitti, e nel frattempo trovare momenti da dedicare a te stessa, per poterti riposare e rigenerare, così da essere sempre al 100%.
Il conflitto, purtroppo, è sempre in agguato, anche a causa dei luoghi comuni e degli stereotipi insiti nella nostra cultura e dai quali è difficile liberarsi.
Alla base ci sono due istinti, quello di sopravvivenza e di salvaguardia della specie (che guida la madre nel prendersi cura di tutti e tutto) che entra in conflitto con quello di autorealizzazione che spinge ad osare, ad andare verso l’ignoto, per tentare realizzazione i propri sogni, alla ricerca di quella dimensione in cui si riesce ad esprimere al meglio se stessi, a trovare gratificazione e sentirci pienamente soddisfatti di chi siamo e di quello che facciamo, quell’istinto che ci spinge verso il successo personale.
Nessuno dovrebbe sentirsi giudicato per i propri sogni, invece, per ogni madre c’è sempre qualcuno pronto a esprimere un giudizio fondato sui soliti luoghi comuni.
Perfino chi sceglie di non essere madre viene giudicata per la sua scelta, come che essere madre sia l’unica condizione di felicità e di realizzazione per una donna. Molte donne scelgono di non essere madri, scelgono la carriera, scelgono di intraprendere un percorso di vita in cui la maternità non è contemplata.
Alcune donne trovano realizzazione nella loro condizione di madre e questo è molto bello e soddisfacente. Se una donna sente il desiderio di dedicare la propria vita alla famiglia segue il proprio istinto e realizza il suo sogno. Essere madre è comunque una scelta coraggiosa, nonostante tutto e questa scelta viene continuamente messa in discussione.
Altre donne riescono a trovare una via di mezzo, magari svolgendo un lavoro dipendente che oltre ad essere un mezzo di sostentamento (quindi giustificato dalle crescenti necessità economiche) permette di esprimere delle competenze specifiche e delle caratteristiche personali al di fuori dell’ambiente familiare.
In questo caso il conflitto interiore inizia a farsi sentire. Sul lavoro rischiano di sentirti in debito per le loro esigenze di madri, a casa, di vivere la condizione di lavoratrice con un senso di colpa che porta a caricarsi di tutti i pesi e responsabilità immaginabili, quasi un dover chiedere scusa di quelle 8 ore di assenza.
Poi ci sono le imprenditrici, le lavoratrici autonome, quelle che per guadagnare qualcosa devo investire tempo energie passione e emozioni e spesso devono crederci, nonostante tutto, da sole.
E qui esplode il conflitto.
Cosa è più importante la famiglia o il lavoro? Sembra quasi un dover necessariamente scegliere tra uno e l’altro.
Soprattutto all’inizio, la gratificazione economica non è una buona motivazione, perché magari tarda ad arrivare e nel frattempo c’è chi ti suggerisce di cercare un lavoro, per così dire …“normale”, o c’è chi pensa che “sei una persona meravigliosa, e lo saresti anche scegliendo di mollare il lavoro per fare la mamma”.
Una serie di luoghi comuni che possono minare la tua autostima, generando sensi di colpa e prendendo il sopravvento sui tuoi desideri.
Dentro di te sai che non è così, ma ci sarà sempre qualcuno che cercherà di farti sentire troppo poco mamma o troppo poco imprenditrice.
Ma siccome oltre ad essere donna e madre, sei anche un’imprenditrice, sei una guerriera alla seconda che lotta per i propri progetti e per ogni progetto la lotta diventa esponenziale.
E nel frattempo vai riempiendo un bel sacco di tutto ciò che è inutile e superfluo (luoghi comuni, sensi di colpa etc), ti alleggerisci di quei pesi che non vuoi che ti appartengano e dai spazio ai tuoi progetti, alla tua idea di maternità, circondandoti di persone che ti incoraggiano e ti sostengono nel tuo percorso.
Vai sempre avanti per la tua strada, stringendo la mano di tua figlia da una parte e i progetti nell’altra.
Nadia
20/05/2020