Amo l’archetipo di Brigit, dea solare e del fuoco della cultura celtica. Era la dea della guarigione, dell’alchimia, archetipo della dea fanciulla, dea anche degli artisti dato che è il fuoco interiore che accende la creatività. Gennaio mi ha messo davanti a una sfida che ha a che fare proprio con il corpo e con l’ascolto. Ho subito un intervento all’orecchio per poter recuperare parte dell’udito ma i medici hanno preferito non inserire la protesi per non rischiare un danno facciale. Ora devo accettare di convivere con la sordità: in questi giorni mi sono chiesta perché il destino ha voluto che non recuperassi udito, mi son chiesta come posso ascoltare in altro modo… Forse devo imparare ad ascoltarmi da dentro prima che fuori? Tante domande dove ora non vedo risposta… Si può essere in grado di ascoltare e sentire nonostante la disabilità? Qual è l’insegnamento che c’è dietro questa esperienza vissuta? Ad un certo punto ho smesso di chiedere, ma di stare in ciò che c è, stare nel flusso e nella fiducia che ciò che è accaduto è per il mio sommo bene. Riuscirò a trovare un giorno la bellezza collaterale (prendo spunto dalla frase di un film con Will Smith) come hanno fatto tante persone che hanno trasformato un limite in punto di forza. Beethoven era completamente sordo ma ciò non gli ha impedito di comporre musica superando quel limite fisico. La mia insegnante di canto il primo giorno mi disse: noi non ascoltiamo soltanto con le orecchie ma con ogni cellula del nostro corpo perché siamo in grado di percepire le vibrazioni con tutto il corpo che è la nostra cassa di risonanza. E mi fece mettere le mani sul pianoforte mentre lei suonava e insieme alle note percepii con le mani le vibrazioni di quei suoni. Quindi rispondo alla tua domanda che per essere felici bisogna accettare gli eventi, stare nel presente e per ascoltarci dobbiamo usare ogni cellula del nostro corpo. Grazie per questo spazio di riflessione.
Grazie a te che hai condiviso le tue emozioni in questo spazio e per la tua riflessione che è molto profonda e mi ha dato tanto a cui pensare. Non è per niente semplice accettare i problemi della vita come le malattie o le difficoltà fisiche e, spesso, come hai fatto tu, ci chiediamo perché. Ma poi scopriamo che la domanda giusta non è “perché?” ma “come?”. Mi piace molto il paragone del pianoforte che ti permette di sentire con tutto il corpo, è proprio una bella immagine e mi ha fatto pensare alle soluzioni alternative ad un problema, quelle che ti aprono altre porte che prima non vedevi, altri mondi e modi di vivere la realtà che ci circonda. Sicuramente la tua è una prova impegnativa ma mi sembri anche molto risoluta nel cercare altre soluzioni. Ti auguro di trovarle presto.