Photo by Anand Dandekar on Pexels.com
La mattina era soleggiata ma, nonostante le temperature ancora troppo alte per essere Novembre, Giulia sentiva il suo corpo gelare e le scosse di freddo salire lungo la schiena.
Tutte le estremità del suo corpo erano gelate ma lei, con il suo giubbotto in pelle, il cappello e la sciarpa ben stretta intorno al collo, sentiva di stonare rispetto al contesto.
Era novembre e le persone per strada continuavano a usare sandali e canottiere, ed effettivamente sembrava una giornata di metà Giugno… ma lei aveva freddo, dentro e fuori.
Quella mattina aveva preferito andare a lavoro a piedi, appena sveglia aveva scambiato quella spossatezza e i dolori per il solito “indolenzimento da lunedì”, aveva pensato che mettendosi in moto, in poche ore, sarebbe passato tutto… e invece era tutto peggiorato.
– Speriamo non sia Covid! Appena arrivo a casa faccio un tampone e ti faccio sapere subito.- aveva detto alla sua amica e collega Luisa, uscendo dall’ufficio.
-Tranquilla saranno i soliti mali di stagione- le aveva risposto lei -Riposati, sei stanca e debole e se è necessario, prenditi qualche giorno di malattia e riguardati-
Era vero, era stanca e debole. Appena arrivata a casa riuscì a malapena a raggiungere il divano… “10 minuti e mi alzo, faccio un tampone e m’infilo nel letto”.
Si sentiva debole, quell’anno era iniziato male e si concludeva peggio.
La caduta, a ridosso delle ferie, a Gennaio, le aveva fatto perdere la settimana bianca e con quella era sfumato anche l’ultimo tentativo di salvare la sua relazione con Fabio… e senza rimborso!
Lui era partito lo stesso, perché in fondo “era un peccato sprecare quell’occasione”, ed era rientrato con le idee chiare, per una volta nella vita, e così la loro relazione era finita.
C’era un’altra? No? Sinceramente non le importava proprio, per la prima volta dopo tanto tempo si erano trovati d’accordo… era finita da tanto.
Lo aveva rivisto dopo qualche mese al funerale del nonno, il suo nonno adorato:
-Non potevo mancare- le aveva detto.
-Certo… grazie- gli aveva risposto, con il tipico sorriso di circostanza da funerale, mentre pensava che, vederlo, era la ciliegina sulla torta di una settima nera, di un mese nero, di un anno nero.
Pensava a tutto questo sul divano, e le lacrime le rigavano il viso, mentre i ricordi, la stanchezza, le emozioni e quella sensazione che l’Universo le si fosse rivoltato contro, prendevano il sopravvento.
La solitudine, insieme ai brividi e al mal di testa, sembravano un fardello veramente troppo pensante da sostenere.
Chiuse gli occhi: “due minuti e mi alzo… tampone… pastiglia e letto”, quando li riaprì era già buio… quante ore erano passate? Allungò il piede per accendere la lampada e guardare l’orologio sulla parete…
– Le 02:00!!Porca miseria!!!-
Si alzò con la coperta avvolta addosso e si avviò in cucina, verso l’armadietto dei farmaci, non si ricordava di esserci già entrata, eppure c’era la luce accesa..
– Oh porca paletta!! Devo averla dimenticata accesa per tutto il giorno… a no è il frigo, anche meglio, sarà tutto da buttare… eh ma che palle!!!!-
Una voce maschile ruppe il silenzio:
-Era ora!-
lei fece un salto indietro e, per quanto la figura davanti le fosse familiare, gridò: -AHHH!!!!!-
“Calma”, era un sogno e non si era ancora svegliata… “ora vado a dormire e passa tutto” pensò tra sé .
-Ma com’è che questo frigo è così vuoto? Hai ripreso la dieta?-
-Senti tu non sei reale… io torno a dormire-
-Non sei felice di vedermi bambina mia? Da piccola mi saltavi al collo-
-Si ma eri più… diciamo… vivo? Ma cosa parlo a fare, tanto lo so che sei solo un sogno… mi manchi ed è per questo che ti sto sognando… tu sei morto qualche mese fa… mi hai lasciata sola anche tu-
-Lo so che sono morto, infatti mi sento molto più leggero, nella mia condizione non hai pesi o desideri…-
-Si va be… senza desideri… e nel frigo che cercavi?…-
– Non cercavo… diciamo che controllavo che stessi bene… mi preoccupavo per te… ti stai lasciando andare e il tuo frigo ne è la dimostrazione… troppi yogurt e prodotti scadenti… poco cibo nutriente, poche cose sfiziose… praticamente non ti stai nutrendo con soddisfazione e questo oltre ad essere pericoloso è anche poco soddisfacente per l’umore. Il tuo frigo è il cimitero della buona cucina-
-Lo so, non ho gran voglia di cucinare… soprattutto ora… che son di nuovo sola-
Sapeva che era un sogno ma era così realistico che era contenta di poter rivedere il suo nonno adorato… anche solo in sogno…
-Se è per questo eri sola già da tanto!! Io vi osservavo e anche se non stavo più benissimo, lo vedevo che non era lui il tuo… non più… non c’era quella luce negli occhi che hanno le coppie che si amano. Io vi vedevo, sempre annoiati, nessun sorriso complice, nessuno sguardo d’intesa, eravate due estranei che vivevano insieme, con le stesse abitudini! Vi siete lasciati trascinare dalla routine e, alla fine, le avete permesso di prendere il sopravvento- e continuò: -La routine, è normale che ci sia, serve per organizzarsi in due o più persone, per far girare le cose quotidiane. Tua nonna, che era una gran rompiballe, le faceva girare benissimo… le cose… spesso la sua mania del controllo ha rischiato di mandare all’aria il nostro matrimonio sai? Io son sempre stato uno spirito libero e sentirmi chiuso in una gabbia di regole non mi piaceva. Aggiungi i figli, le difficoltà economiche, la paura di invecchiare troppo in fretta… spesso ho avuto voglia di scappare… ma poi ci guardavamo in faccia e vedevo i suoi occhi che brillavano e mi rendevo conto che brillavano anche i miei, per me lei era unica… per fortuna… sì, era una gran rompiballe ma è stata la più bella e importante della mia vita…-
-Nonno, non voglio offendere nessuno, ma la nonna era una strrrrr…ega… mai una coccola, un piccolo vizio, mai una caramella o qualche regalino sottobanco, solo regole e spesso punizioni… non ha mai avuto un gesto d’affetto verso nessuno… tutti noi nipoti ci siamo sempre chiesti come hai fatto a vivere con lei.-
-Lei pensava alla casa, a far filare le cose e quello… era il suo modo per prendersi cura di tutti. Col suo atteggiamento difendeva le sue fragilità e le sue paure, che non mostrava, se non in poche occasioni e con persone più che fidate… tua nonna era un diamante, dura sì, ma anche tanto fragile… che donna!! La risposerei mille altre volte!-
-Che coppia strana eravate, però sì, è vero, vi brillavano gli occhi e questo lo vedevamo tutti, eravate belli…anche lei, vicino a te, sembrava più umana…-
-E tu? Ti vuoi accontentare di chi non ti fa brillare? E non parlo solo degli occhi.-
-Ma tu nonno eri diverso! Tu eri buono con tutti! Uomini come te… non ce ne sono più. Ci facevi giocare, ci aiutavi nei compiti e, crescendo, ci hai insegnato a pensare e ad approfondire i nostri interessi. Sei sempre stato un punto di riferimento per tutti noi nipoti, e ora che non ci sei… manchi…- sentiva il nodo alla gola diventare sempre più ingombrante – Non so più a chi rivolgermi, a chi chiedere consiglio. Chi mi aiuterà a mettere in ordine le mie idee? Chi mi farà le domande trabocchetto che mi facevi tu?-
-Mi stai dicendo che a 40 anni non hai ancora imparato a farti le domande giuste da sola? E io che cosa ti ho insegnato, allora, in tutti questi anni?-
-Che vuoi dire?-
-Che per tutta la vita ho cercato di mostrarvi una via, la più adatta a ciascuno di voi, quella che ti fa portare fuori ciò che hai dentro. Io ti ho ascoltato, ti ho fatto le domande trabocchetto e ti ho fatto scoprire il tuo amore per la letteratura e per la conoscenza. Che vuoi fare? Sprecare tutto o farne tesoro? Ascolta, osserva, chiedi e trova le risposte alle domande giuste… LO SAI FARE! Lo hai fatto per tanti anni! Io tenevo solo lo specchio che ti mostrava chi sei… ora tocca a te… e se potrai, se vorrai che io sia sempre con te, allora fallo tu, tieni lo specchio a chi ne ha bisogno. Ascolta, sostieni e impara, è quella la strada giusta…sei sempre stata brava, attenta e sveglia, hai sempre seguito le indicazioni, quello che ti serve ora è solo un buon motivo per continuare a farlo e lo puoi trovare solo dentro di te. Chiediti cosa vuoi veramente e poi fai di tutto per realizzarlo!-
-Io voglio solo stare con te un altro po’…-
-Io sono con te sempre-
-Ma io non ti vedo, stai sparendo anche ora!!! Aspetta!!!-
-Se ascolterai con attenzione mi sentirai. Ascolta bene te stessa e ciò che c’è intorno a te-
Nel frattempo, piano piano, spariva…
-Aspetta stai ancora un po’ con me- disse piangendo e cercando di abbracciarlo, ma non riusciva… lui sparì lentamente lasciando l’impronta del suo sorriso, proprio come lo Stregatto di Alice…
Un colpo improvviso la svegliò : “Il Simposio” era caduto dalla libreria!
Nel frattempo anche la sveglia iniziò a suonare… erano le 7.00.
Ovviamente era stato solo un sogno ma anche così, era contenta di aver rivisto il suo amato nonno che l’aveva rimessa sulla sua strada…
“Già, i nostri cari li ritroviamo lì: nei ricordi”.
Ascoltarsi ed ascoltare, fare quello che lui aveva fatto per lei, solo così lo avrebbe potuto tenere sempre con sé. Nonostante le difficoltà il nonno non l’avrebbe mai abbandonata perché era dentro di lei, nel suo cuore e nella sua mente e lei non avrebbe abbandonato lui solo perché ora non lo vedeva più… era arrivato il momento di diventare grandi da soli.
Fine
Nella nostra vita incontriamo tante persone, non lo percepiamo, ma son tutte di passaggio. Alcune si trattengono di più, altre fanno percorsi più brevi, da tutti impariamo qualcosa ma alcuni li promuoviamo a modelli.
Sono i maestri che riconosciamo nella vita, quelli che abbiamo amato e stimato e ci hanno aiutato a crescere e a portare il meglio di noi stessi nel mondo.
Si son fermati ad ascoltarci, a confrontarsi, ci hanno donato il loro tempo e hanno condiviso un pezzettino del loro percorso con noi… sono stati esempi di vita.
Li vorremmo sempre vicini ma, a volte, non possono rimanere con noi per sempre, però lasciano segni indelebili e l’unico modo di tenerli stretti è custodire i loro insegnamenti e promuovere tutto ciò che abbiamo appreso e che ci hanno donato in ascolto, confronto, amore ed esempio.
Seguire la strada che ci hanno indicato significa portarli con noi per sempre.
Ai maestri e modelli che porto sempre dentro di me.
Nadia