Fin dalla prima infanzia scopriamo che, per imparare a camminare e quindi a crescere e avanzare nella vita, è necessario cadere almeno un paio di volte.
Per imparare a camminare è necessario trovare il giusto equilibrio e, pian piano, muovere i primi passi.
Magari qualcuno avrà aspettato il momento in cui si è sentito più sicuro per lasciarsi andare, mentre, qualcun altro, sarà partito all’avventura senza troppi timori.
Sicuramente tutti noi abbiamo imparato, a cadere “bene” per non farci troppo male, a rialzarci e a ripartire.
Da subito, abbiamo avuto la migliore esperienza di apprendimento di tutta la vita.
Peccato che a quell’età non si abbia una grande memoria e ci si dimentichi, troppo velocemente, come si è imparato ad avanzare nel cammino.
Bisogna riscoprirlo ogni giorno.
Ogni esperienza di apprendimento è simile ad un percorso nuovo da scoprire, con tanti ostacoli da superare e incroci da indovinare.
Personalmente è raro che intraprenda un percorso nuovo se non mi interessa o mi affascina, scelgo sempre di dare la priorità a ciò che mi appassiona perché, motivazione e caparbietà, aumentano in base all’interesse verso ciò che ci impegna.
Nonostante ciò, tante volte, ho intrapreso dei cammini che poi non ho proseguito e tante ho fallito .
Eppure ogni esperienza, mi ha condotto in percorsi nuovi e inaspettati e ogni volta che ho messo la parola fine ad un’esperienza fallimentare, mi son sempre accorta che, tornando indietro, l’avrei rivissuta esattamente così.
Ogni esperienza, ogni relazione finita, ogni errore, mi hanno fatto crescere e dato nuove consapevolezze. Mi hanno spinto a chiedermi cosa non ha funzionato, quali sono stati gli sbagli da non ripetere.
Col senno di poi, è stato come se, dietro ogni fallimento, ci fosse la soluzione di un rebus che ti fa procedere nel percorso. Come se, ad ogni caduta, si illuminasse uno spazio fino ad allora in ombra.
Ogni caduta mi ha insegnato a cercare nuovi equilibri per compiere passi nuovi.
Nonostante errore e fallimento facciano parte della nostra esperienza umana sin dall’infanzia, passiamo la vita a rifiutarli e viverli come spiacevoli e talvolta imbarazzanti. Li vediamo come qualcosa da nascondere, una macchia nel nostro meraviglioso curriculum.
Questo avviene quando consideriamo l’errore e il fallimento la fine del nostro percorso; quando decidiamo di arrenderci, quando smettiamo di voler crescere e migliorare, quando la paura di non riuscire è più forte dell’interesse e del desiderio di vincere e imparare.
In realtà sono l’unica via per poter imparare e avanzare in ogni situazione della vita.
È importante non vedere l’errore e il fallimento come la fine di un percorso ma come una tappa necessaria al raggiungimento della meta.
Questo non significa che davanti ad un errore o ad un fallimento si debbano fare salti di gioia, o festeggiamenti
Perdere non piace a nessuno, provoca una profonda sensazione di rabbia e frustrazione.
Ed è giusto così.
È importante però non giudicarsi severamente ma osservare sé stessi e accogliere i propri limiti, così da poterli accettare e superare, trasformandoli in obiettivi di crescita e di miglioramento.
“Ok ho sbagliato, Ho preso una bella botta e mi son fatta/o male.
Ora so che questo errore non lo devo più fare. Come procedo?”
Questo è l’atteggiamento giusto che trasforma l’Errore, il Fallimento, in un Maestro.
Rabbia e frustrazione sono emozioni necessarie in queste situazioni.
Sono necessarie perché ci spingono a non arrenderci, sono le stesse emozioni che spingono il bambino a rialzarsi e riprovare fino a reggersi in piedi, per poi camminare e correre.
Rabbia e frustrazione sono le emozioni di rivalsa che alimentano il nostro desiderio di vittoria.
Chi sceglie la propria meta non troverà un percorso asfaltato, battuto da altri ma una sentiero brullo in cui il rischio di cadute e di imboccare strade sbagliate è alto che però, sarà quello che condurrà esattamente dove si desidera arrivare.
Nadia.
01/03/2021